Brissago, tabacco, schiavitù

Discorso pronunciato in occasione del 1° agosto 2008 a Brissago-Gadero

Hans Fässler, storico, San Gallo

Meine Damen und Herren

Wussten Sie, dass in Georg Krauers »Rütlilied« von 1820, vertont vom St. Galler Franz Joseph Greith, von der Sklaverei die Rede ist? Die Älteren werden sich an die erste Strophe erinnern:

"Von ferne sei herzlich gegrüsset,
Du stilles Gelände am See,
Wo spielend die Welle zerfliesset,
Genähret vom ewigen Schnee."

In der zweiten Strophe kommt dann die Sklaverei mit ins Spiel. Aber nicht die der Schwarzen, sondern die, von der sich die Eidgenossen auf dem Rütli im August 1291 befreit hätten:

"Gepriesen sei, friedliche Stätte,
Gegrüsset du heiliges Land,
Wo sprengten der Sklaverei Kette
Die Väter mit mächtiger Hand."

Soviel zur Einleitung ins Thema auf deutsch.

 

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Signore e Signori

In occasione di un discorso a Trogen, nel cantone di Appenzello Esterno, ho parlato del cotone. Il cotone, che ha contribuito alla fortuna della famiglia dei Zellweger, non era caduto dal cielo. Era il prodotto del sistema transatlantico della schiavitù, ed era proveniente da Cartagéna, città situata nella Colombia moderna, all'epoca piattaforma girevole dell' America Spagnola, e proveniente da Cayenne, colonia schiavista francese sulla riva nord dell'America Meridionale. Il cotone a Trogen proveniva da San Domingo, colonia schiavista francese nei Caraïbi, sull'isola d'Hispaniola, l'Haiti moderna; proveniva dalla Georgia e dalla Louisiana, stati sud degli USA, e inoltre da Maragnon in Brasile. Era tutto cotone impiantato, irrigato, raccolto, trasformato e trasportato da schiavi, uomini e donne acquistati come proprietà in Africa o sui mercati del nuovo mondo. Questo cotone, benché di colore bianco, era metaforicamente nero e ha costituito la base dell'industrializzazione della Svizzera. O, come ha detto Karl Marx: "La schiavitù diretta è il punto cardinale dell'industria borghese, al pari delle macchine. Senza schiavitù, niente cotone, senza cotone niente industria moderna." *)

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Als ich in Neuenburg referiert habe, habe ich von der Schokolade gesprochen. Zu Beginn des 19. Jahrhunderts setzte in der Schweiz die Industrialisierung der Schokoladeherstellung ein. Im Jahr 1804 gab es im Raum Vevey bereits sieben kleinere Schokoladefabriken, im selben Jahr begann Ernesto Cima im Bleniotal mit der Schokoladeherstellung. 1819 eröffnete François-Louis Cailler in Vevey sein Unternehmen, und 1826 schuf Philippe Suchard in Serrières bei Neuchâtel eine Fabrik, in welcher der erste »Mélangeur« (Mixer für Schokolade und Zucker) zum Einsatz kam. Im selben Jahr 1826 begann Giuseppe Maestrani aus Aquila im Bleniotal an der alten Via Nassa in Lugano Schokolade herzustellen und zu verkaufen. Drei Jahre später, 1829, gründeten die Gebrüder Jezler aus Schaffhausen und der Glarner Trümpy in Bahia (Brasilien) eine Handelsgesellschaft, die bald Kakao nach Europa exportierte. 1830 nahm die Fabrik von Amédée Kohler in Lausanne ihren Betrieb auf, wo schließlich die Nussschokolade erfunden wurde. Die Schweizer Schokolade der Gründerzeit, wenn auch von brauner Farbe, war im übertragenen Sinn, wie die Baumwolle, schwarz, ein Produkt des schwarzen Atlantik, der Sklavenhaltergesellschaften von Venezuela, Brasilien, Surinam, Kuba und der portugiesischen Inseln Sao Thomé & Principe. Sklavinnen und Sklaven pflanzten die Kakaobäume an, bewässerten sie und pflegten die Plantagen. Sklavinnen und Sklaven pflückten die reifen Früchte vom Baum, spalteten die geernteten Früchte mit einem Buschmesser und holten von Hand oder mit einem Löffel die Samen heraus. Sklavinnen und Sklaven betreuten den einwöchigen Gärungsprozess und Sklavinnen und Sklaven trugen den Rohkakao auf die Schiffe nach Europa.

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In occasione di un discorso a Ginevra, ho parlato dello zucchero. Dello zucchero, che a Ginevra ha conosciuto un avanzamento imponente: da un consumo annuale di un chilo per tutta la città nel 1675, si è passati alla fine della metà del settecento a un consumo annuale di cinque chili – per abitante. Lo zucchero che arrivava a Ginevra attraverso i grandi porti schiavisti della Francia, attraverso Bordeaux, Marsiglia, Nantes e La Rochelle, era proveniente dalla colonia schiavista olandese di Suriname, dal Brasile portoghese, dalle colonie schiaviste francesi di Guadalupa, Martinica e sopratutto da San Domingo. Questo zucchero, benché di colore bruno o bianco, era metaforicamente nero e ha costituito un elemento importante nell'alimentazione di una forza operaia crescente nella Svizzera.

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Anlässlich eines Referats in Stein am Rhein habe ich den Kaffee behandelt. Es war dieses Sklavereiprodukt, mit dem sich Johann Conrad Winz aus Stein am Rhein in der holländischen Sklavenkolonie Berbice ein Vermögen erwerben und damit die Villa Berbice oberhalb des Rheinfalls bauen lassen konnte, deren Adresse bis heute Berbiceweg 5 lautet.

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Quando ho parlato a San Gallo, la mia città natale, ho trattato l'indaco, colorante di origine vegetale indispensabile per la produzione del blu brillante nell'industria tessile dei manufatti stampati, il blu che era, come potete semplicemente indovinare, cari ascoltatori, metaforicamente nero, dunque di produzione schiavista.  E oggi, che mi avete reso l'onore di pronunciare il discorso del primo agosto qui a Brissago, non potrei parlare di altro se non del tabacco. Credo si possa farlo in tre maniere. Si può in primo luogo raccontare la storia affascinante della fondazione della Fabbrica Tabacchi con finanziamenti italiani,  della produzione di sigari in concorrenza a quelli di tipo "Virginia" da Venezia. Si può narrare la storia della sigaraia Natalia, originaria di Ronco, protagonista della novella di Giuseppe Cavagnari, e la storia dei famosi sigari Brissago, conosciuti in tutto il mondo per la loro qualità. E, ovviamente, si può leggere sul sito della Dannemann S.A., come nel 1872 uno specialista di sigari, il tedesco Gerhard Dannemann, proveniente dalla città portuale di Brema, emigrò in Brasile per diventare, grazie alla sua lungimiranza e al suo coraggio, Geraldo Dannemann, fondatore nello stato federale di Bahia di un impero di tabacco, imprenditore con una incredibile dinamicità, e, attraverso i centri culturali di Bahia e di Brissago, un trendsetter di lifestyle e un creatore di luoghi dove trovano spazio idee, sogni e pensieri….

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Sie hören es, meine Damen und Herren, liebe Freunde, das ist nicht die Geschichte, die ich erzählen will. Das ist die touristische Legende, das ist Mythenbildung und Standortmarketing, das ist der Stoff, aus dem die Träume, die Opern und die Hollywood-Filme sind. Man kann (und man muss!) die Geschichte auch anders erzählen, also zweitens, als Klassenkampf. Vielleicht wäre das eher Stoff für eine 1.Mai-Ansprache, die Geschichte der Arbeiterinnen mit den blauen Schürzen und den müden Beinen, der Grenzgängerinnen aus Cannobio, der Löhne auf einer Höhe von 15 % unter dem schweizerischen Durchschnitt, die Geschichte der Akkordarbeit und der beiden Streiks in den Zwanzigerjahren und die Geschichte der sechs Arbeiterinnen (oder, wie sie in den Legenden jeweils heissen: der Mitarbeiterinnen oder Angestellten), mit denen Geraldo Dannemann seine Zigarrenfabrik in São Felix aufbaute. Ja, das wäre Stoff für eine 1.Mai-Rede: die Entwicklung der FTB Fabbrica Tabacchi, die Holdinggesellschaft, der Lizenzvertrags mit Dannemann und die Öffnung in den EU-Raum, die Firma Burger und Söhne und die Geschichte der Fabrikherren aus den hiesigen Familien der Giovanelli, Rossi, Bressani, die wie Feudalherren in der Gegend regierten und über die man sagte: "La fabbrica tabacco in quei tempi ha fatto i coglioni d'oro!"

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Il preambolo della costituzione federale richiede per il nostro paese "uno spirito di solidarietà e di apertura al mondo". Non c'è, secondo me, una data più appropriata per questa "apertura" del primo agosto; non c'è, secondo me, alcun soggetto più adatto per parlare del "mondo" del tabacco. Dunque, in terzo luogo, ecco la domanda classica: Da dove sono arrivati per via marittima i grandi barili di 600 chili di tabacco, scaricati qui nel porto di Brissago? Nel 1847, anno della fondazione della fabbrica, il tabacco arrivava dal Kentucky e dalla Virginia. In quell'epoca c'erano in Virginia 120'000 schiavi su una popolazione totale di 230'000 e lo stato del Kentucky impegnava la maggioranza degli schiavi per la produzione del tabacco nelle regioni di Bluegrass e di Jackson Purchase, ma anche nelle miniere di sale, nelle fonderie e nei cantieri di costruzione di ponti e di strade. All'epoca dell'espansione della coltivazione di cotone nel profondo sud, il Kentucky serviva anche come stato di "coltivazione" di schiavi: tra il 1830 e il 1860 ne sono stati "esportati" 80'000 verso gli stati meridionali degli USA. Perciò si può constatare che per Brissago (e peraltro anche per il cantone d'Argovia, la regione classica dello "Stumpen", il sigaro proletario tipicamente svizzero) il tabacco degli anni fondatori era nero, quindi un prodotto schiavista, almeno per 16 lunghi anni, fino all'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti nel 1863. E nel caso del tabacco importato da Cuba, questo stato è durato fino all'anno 1883, e fino al 1888 nel caso del Brasile, ultimo paese atlantico a porre fine al sistema inumano della schiavitù, dichiarato come crimine contro l'umanità alla conferenza delle Nazioni Unite tenuta nel 2001 a Durban. Non dobbiamo mai dimenticare, cari fumatori e non-fumatori, che sono stati gli schiavi, uomini e donne, che hanno fertilizzato i semi di tabacco con cenere e letame di cavallo essiccato e che hanno trapiantato i germogli di una certa altezza nelle piantagioni di tabacco. Si dice che uno schiavo era responsabile dalle 10'000 alle 20'000 piante su una superficie di un ettaro. Non dobbiamo mai dimenticare che sono stati gli schiavi a irrigare questo ettaro, a toglierne l'erbaccia, a proteggere le piante dai parassiti, a potare le foglie, e a raccogliere finalmente le piante per portarle nell' essiccatore e per imballarle per il trasporto oltremare.

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Was war das für eine Welt, diese Neue Welt, in welche jener Mann mit dem gepflegten schwarzen Bart 1872 auswanderte, den wir von dem blumenumrahmten Medaillon vor der Kulisse der Fabrikgebäude am Rio Paraguaçu kennen, von einem Bild, das auf Tausenden von Zigarilloschachteln aufgedruckt und das auch am Centro Dannemann unten am See zu sehen ist? Man kann die These des nigerianischen Historikers Joseph E. Inikori aus seinem monumentalen Werk "Africans and the Industrial Revolution in England" nicht genug wiederholen: Brasilien war bezüglich Exportproduktion und Demographie bis 1872 ein afrikanisches Land. In diesem afrikanischen Land hatten sich vor dem Deutschen Dannemann auch schon schweizerische Unternehmer niedergelassen: etwa der Berner Gabriel Emmanuel von May (genannt "der Brasilianer"), welcher in der ersten Hälfte des 19. Jahrhunderts im Küstenstaat Bahia mit Sklavinnen und Sklaven riesige Tabak- und Kaffeeplantagen unterhielt, oder der Neuenburger Auguste Frédéric de Meuron (genannt "de Meuron de Bahia"), der mit seiner Schnupftabakfabrik samt Sklaven in Arèa Preta bei "Salvador de Bahia" ein Vermögen erwirtschaftete. Und auch Schweizer Auswanderer waren in Bahia zu Sklavenhaltern geworden. Zu erinnern ist an die Schweizer Kolonie Leopoldina, welche 1819 von Romands v.a. aus der Waadt gegründet wurde und nach der Jahrhundertmitte mit rund 2000 Sklavinnen und Sklaven Kaffe produzierte. Ironischerweise war es just im Jahre 1872, als die vermutlich letzte Sklavenplantage in Schweizer Besitz liquidiert wurde: Sie hiess "Helvetia", verfügte über 160 Sklavinnen und Sklaven und gehörte der Schaffhauser Familie Flach. Im selben Jahr, 1872, liess sich Gerhard Dannemann im Recôncavo nieder, einer Region, die Professor Barickman von der Universität Arizona, "eine der dauerhaftesten Sklavenhaltergesellschaften der Neuen Welt" nennt. Während dreihundert Jahren, d.h. bis 1888, arbeiteten versklavte Männer und Frauen aus Afrika sowie deren Nachkommen im Recôncavo in jeder nur erdenklichen Tätigkeit. Und vor allem produzierten sie auf den sandigen Böden um die Bucht von Bahia Tabak zum Export nach Europa und Westafrika, wo man, wie es in der regionalen Sprache hiess, gedrehten Tabak in Yoruba-Sklaven verwandeln konnte. Um die Städte Cachoeira, Maragogipe, Nazaré und São Felix (dort wo Dannemann die 1873 die Zigarrenfirma "Schnarrenbruch aufkaufte") war eine Zigarrenindustrie entstanden, welche denjenigen Tabak verarbeitete, den die umliegenden Distrikte mit Sklavenpopulationen von 20% bis 70% produzierten. Der Tabakanbau machte aus dem Recôncavo eine der dichtesten Sklavenbevölkerungen von ganz Brasilien, und 1872, also in dem Jahr, in dem Dannemann dort aus Bremen kommend eintraf, betrug sie rund 80'000 Sklavinnen und Sklaven. Diese Sklavinnen und Sklaven hatten zum Beispiel den berüchtigten Sklavenhändler Joaquim Pereira Marinho so reich gemacht, dass er anfangs der 1870er-Jahre zum Gründungsaktionär der "Banca da Bahia" wurde. Es vergingen noch 16 lange Jahre, bis in Brasilien als letztem Land im Atlantikraum die Sklaverei offiziell abgeschafft wurde.

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Cari ascoltatori, cari amici, cari svizzeri più o meno patrioti: In una bellissima trasformazione di una frase del preambolo della nostra costituzione federale, il mio amico Edouard Wahl, in occasione  della seduta costitutiva della quattordicesima legislatura del Parlamento del Comune di Brissago del 21 maggio, ha detto che "il valore del pianeta si commisura al benessere del più debole dei suoi popoli". Lasciatemi proporre, per concludere il mio discorso del primo agosto qui a Brissago, che il valore della coscienza storica del pianeta si commisura alla memoria del più debole dei suoi popoli, che sono gli schiavi, che hanno prodotto, tra l'altro, il tabacco per Brissago. Schiavi originari di Calabar nella Nigeria di oggi, del Sudan, di Benguela,  di Cabinda o di Luanda nell'Angola contemporanea; schiavi delle etnie dei Quimguagella, Mucumbé, Kelimane o Fulani.

Vi ringrazio per la vostra gentile attenzione.

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Fonti: Susanna Kumschick, "Wo Frauen den Herren die Zigarre rollen", in: Das Klappern der Zoccoli, hrsg. v. Beat Hächler, Zürich 2000, pp. 192-204 / B. J. Barickman, Bahian Counterpoint: Sugar, Tobacco, Cassava, and Slavery in the Reconcavo, 1780-1860, Stanford 1998 / Diverse Internet-Quellen / Hans Fässler, Reise in Schwarz-Weiss. Schweizer Ortstermine in Sachen Sklaverei, Zürich 2005.

*) Traduzione dal tedesco in collaborazione con Ivana Vezzola, San Gallo

Presseberichte in Tagesanzeiger, Le Temps und St.Galler Tagblatt